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Comune di Paesana
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IL PAESE E LA SUA STORIA

Articolata su due borghi distinti a cavallo del Po (Santa Margherita a destra e Santa Maria a sinistra del fiume), si trova nella omonima valle (Valle Po) e fa parte della Comunità montana delle Valli del Monviso.
 
 
Cenni storici
Feudo dei marchesi di Saluzzo, fu contesa più volte dai Savoia, che la ottennero definitivamente nel 1601 con il trattato di Lione.
 
Il castello, del quale sopravvive solo qualche resto delle fondazioni, e che svettava sopra la frazione Erasca, fu distrutto dai Francesi nel 1585.
 
Nel Cinquecento fu un'importante centro di diffusione delle idee della Riforma, portate dai nuclei Valdesi giunti dalle vicine valli del Pellice e del Chisone. Negli anni 1510-13 la marchesa di Saluzzo, Margherita di Foix, operò una lunga serie di repressioni contro le frazioni di Bioletto, Bietonetto, Croesio e Pratoguglielmo (ancora oggi portano il nome di origine valdese).
 

I Partigiani, la Valle Po e Paesana nella guerra di Liberazione

 

Il primo nucleo partigiano compare a Barge il 10 settembre 1943. E' costituito da un gruppo di soldati di Cavalleria provenienti da Pinerolo al comando del Tenente Pompeo Colajanni, "Barbato", già da tempo in contatto con le organizzazioni clandestine del P.C.I., che si unisce ad un gruppo di oppositori del fascismo e operai provenienti da Torino. La combinazione tra "militari" e "politici" unita ad una chiara visione della guerra da combattere contro i tedeschi e i risorgenti fascisti darà luogo ai reparti più importanti e agguerriti delle Brigate Garibaldi del Piemonte occidentale. All'inizio il gruppo è composto da una trentina di elementi ma in breve, con l'afflusso di militari sbandati, ragazzi del luogo e giovani renitenti alla leva fascista, gli organici aumentano portando alla costituzione di alcuni distaccamenti: i giovani raggiungono le basi direttamente indirizzati dalla popolazione. Tra novembre e dicembre 1943 oltre ai reparti insediati in valle Infernotto e al Montoso ci sono distaccamenti ad Agliasco, Eretta di Calcinere e Serre di Oncino. Il 16 novembre si costituisce il Battaglione Garibaldi "Pisacane" che amplia il suo settore operativo alla valle Varaita e nella bassa valle Po dove un nucleo di Revellesi e Saluzzesi al comando di "Santabarbara" si organizza nella zona di S.Pietro di Revello. Le prime azioni sono dirette soprattutto al recupero di armi e munizioni, equipaggiamenti militari e viveri a danno degli ammassi delle autorità fasciste, agevolate dall'appoggio della popolazione che è favorevole ai volontari anche se preoccupata dalle possibili rappresaglie tedesche. Le energiche azioni partigiane di repressione del banditismo contribuiscono ad aumentare il prestigio dei garibaldini e sia le amministrazioni comunali che le stazioni dei carabinieri, grazie alla personalità del comandante "Barbato", non interferiscono nell'attività dei patrioti consentendo un relativamente agevole controllo del territorio.
I tedeschi devono affrontare il pericolo rappresentato dalle bande che cresce sotto l'aspetto militare con azioni contro obiettivi germanici. Il 30 dicembre si scatena il primo rastrellamento nelle zone di Montoso e Paesana. L'azione tedesca è rapida  e brutale, i distaccamenti partigiani vengono sopraffatti dopo brevi combattimenti sia ad Agliasco che all'Eretta e subiscono la perdita di quindici volontari, caduti negli scontri o fucilati in Piazza Statuto dopo la cattura. Per la prima volta partigiani e popolazione sperimentano la tecnica tedesca del terrore. La solidità del nucleo di comando e dei garibaldini rimasti, temprati dall'azione, unita all'afflusso di giovani che riprende dalle città, consente una rapida ripresa e la costituzione il 14 marzo 1944 della IV^ Brigata Garibaldi "Cuneo" costituita da Comando Brigata e 3 Comandi Valle (valle Luserna; valle Po, Infernotto e Montoso; valle Varaita). La Valle Po è teatro di continue azioni per ostacolare i bandi di leva con la sistematica distruzione delle liste, per prelevare generi alimentari, per minacciare elementi filofascisti o reprimere atti di banditismo e, nel marzo, per appoggiare gli scioperi in corso in tutta l'alta Italia con comizi a Paesana presso lo stabilimento sfollato della FIAT e il lanificio.
Un nuovo ciclo di rastrellamenti si scatena il 21 marzo al Montoso e in val Luserna, e il 25 in valle Varaita. L'attacco in valle Po inizia il giorno 27 quando i tedeschi, a conoscenza della ritirata ad Oncino dei distaccamenti di Montoso e val Luserna, decidono di rastrellare l'alta valle. Il comando partigiano fa filtrare il grosso dei volontari verso la pianura mentre un piccolo nucleo con i comandanti si ritira al rifugio Quintino Sella restandovi sino alla fine del rastrellamento ai primi di aprile. Nonostante lo sganciamento in valle vengono comunque uccisi 22 partigiani soprattutto provenienti o catturati in valle Varaita. A dispetto delle speranze tedesche e fasciste, ogni rastrellamento vede il movimento partigiano uscire rafforzato ed esteso in nuove zone, la valle Po è nuovamente presidiata dal distaccamento "Tommasini" della IV^ brigata con comando a Crissolo e posizioni di difesa al bivio di Oncino mentre sul versante sinistro, nelle zone di Martiniana Po e Sanfront, operano alcuni reparti della XV^ per proteggere la valle Varaita dall'aggiramento per le facili vie di accesso dalla valle Po.
Il 25 maggio scade il bando della R.S.I. per la resa dei partigiani, renitenti e sbandati, rafforzato da minacce di rastrellamento e distruzione delle bande da parte delle forze armate della repubblica. Le minacce si rivelarono un colossale bluff: i fascisti non hanno infatti alcuna possibilità di attaccare i partigiani senza il massiccio aiuto tedesco. Le notizie della liberazione di Roma (4 giugno 1944) e dello sbarco in Normandia (6 giugno 1944) suscitano un'ondata di entusiasmo tra i partigiani che occupano i paesi dove vengono improvvisati comizi, si suonano le campane a festa e vengono esposte le bandiere italiane. La liberazione sembra ormai imminente e moltissimi nuovi volontari raggiungono le formazioni. Tra la fine di giugno e i primi di luglio i tedeschi tentano per ben due volte di forzare il passaggio al bivio di Oncino ma sono sempre respinti con perdite: la forte posizione, la relativa abbondanza di munizioni, la tattica errata di assalto frontale e la determinazione dei garibaldini costituiscono le ragioni del successo. Nella bassa valle, dove opera il distaccamento mobile "Costanzo Agù" della XV^ Brigata, l'attacco si manifesta il 25 luglio con l'avanzata tedesca lungo la provinciale. Qui, dove si opera in terreno aperto, la tattica garibaldina consiste in una serie di imboscate appoggiate ad ostruzioni stradali che costringono i reparti attaccanti a continue soste. I combattimenti proseguono per quattro giorni durante i quali i tedeschi percorrono solo 10 Km, incendiando per rappresaglia sia Martiniana Po (27 luglio) che Sanfront (28 luglio). I tedeschi attaccano nuovamente il I° agosto 1944 e, dopo un breve scontro al ponte di Croesio con un nucleo della IV^ Brigata, occupano Paesana e la incendiano, mirando con queste azioni, a far cessare l'evidente collaborazione tra le formazioni e la popolazione.
Le forze di occupazione tedesche intraprendono, nella seconda metà di agosto, forti operazioni militari per garantirsi la linea delle Alpi in conseguenza degli sbarchi alleati in Provenza. Nella seconda decade di agosto una serie di attacchi in valle Po e  Varaita provoca il crollo delle posizioni partigiane che sono costretti a ritirarsi sconfinando in Francia da dove i partigiani rientrano a scaglioni nelle valli Varaita e Po, trovandole insolitamente sgomberate dai tedeschi. Le speranze partigiane di una rapida avanzata alleata e dell'auspicata liberazione si esauriscono ai primi di ottobre.  La XV^ Brigata, con i reparti suddivisi in due valli è in grave crisi di comando che si ripercuote sull'efficienza dei reparti. In particolare nella zona di Martiniana Po, per iniziativa di un comandante di distaccamento, successivamente condannato e fucilato, si verificano gravi reati sia all'interno della formazione che nei confronti degli abitanti, mettendo in pericolo l'immagine dei volontari e attirando l'ostilità della popolazione. Le condizioni dei reparti sono peggiorate dall'inclemenza della stagione invernale, dalla continua minaccia delle spie e dalla limitazione della libertà di azione militare dovuta al sistematico prelievo di ostaggi, minacciati di fucilazione in caso di attacchi partigiani. A gennaio, con la creazione della 181^ Brigata "Morbiducci" composta dai reparti della valle Varaita e la nomina di "Santabarbara" al comando della XV^ Brigata, (circa 150 garibaldini) della valle Po, il reparto viene riportato a livelli di buona efficienza e i mesi di febbraio e marzo vedono il moltiplicarsi delle azioni. Nel quadro dei piani insurrezionali ai partigiani spetta il compito di salvaguardare i ponti della valle e la centrale di Calcinere, contrastare la ritirate del battaglione tedesco e cooperare per la liberazione di Saluzzo. L'ordine di attacco arriva la sera del 25 aprile e i 4 distaccamenti, a cui si sono aggiunti un centinaio di altri volontari si spostano attorno a Paesana occupando anche la centrale di Calcinere. All'alba del 26 inizia l'attacco al presidio tedesco di Paesana, incaricato di tenere a tutti i costi il paese dove deve concentrarsi il resto del battaglione in ripiegamento da Oncino e Crissolo. Lo scontro dura sino verso le ore 13 quando viene concordata una tregua. A Calcinere infatti, dopo un tentativo di attacco tedesco alla centrale fermato dai partigiani, il comandante tedesco ha chiesto di parlamentare, concordando con il comando brigata il libero transito per la valle in cambio delle mancate distruzioni: l'accordo viene raggiunto e il mattino dopo i tedeschi si ritirano definitivamente dalla valle Po.
In questi giorni concitati e drammatici avviene la cattura del tenente Adriano Adami detto “PAVAN” che durante la guerra presta servizio in Croazia e dopo l’otto settembre aderisce alla RSI e viene destinato alla divisione alpina “Monterosa”. A metà novembre 1944 inizia l’attività della famigerata e tristemente nota “Banda” da lui capitanata e composta da elementi fedelissimi che, per quasi sei mesi si dedica esclusivamente alla caccia dei partigiani nelle valli Varaita e Maira. Si distingue per freddezza e determinazione, e caratterizzandosi per l’estrema durezza nei confronti della popolazione locale. Con l’approssimarsi della liberazione, consapevole delle conseguenze di una sua cattura, cerca scampo nella fuga. Il 27 aprile lascia Casteldelfino con altri 6 alpini e una ausiliaria e, attraverso il passo di S. Chiaffredo, si sposta in valle Po dove giunge a Crissolo la sera del 28. Cercata invano una guida per farsi accompagnare verso la valle Pellice il gruppo si sistema in una baita a monte di Crissolo Borgo dove avviene uno scontro a fuoco con alcuni ausiliari partigiani che hanno un ferito. Frattanto la notizia della presenza di un gruppo di repubblicani ha messo in allarme i partigiani e il vice-comandante della XV^ Brigata “Remo” parte da Paesana con una squadra composta dal comandante di distaccamento “Diavolo Rosso” e  da due disertori tedeschi, per catturarli. Avvalendosi delle conoscenze sul posto di “Diavolo Rosso”, originario di Crissolo e della collaborazione di alcuni civili, raggiungono un punto obbligato sulla via per la valle Pellice a monte del paese per intercettare il gruppo repubblicano che, alle prime luci dell’alba, viene catturato dopo un intenso scontro a fuoco. Ritenuti un gruppo di sbandati vengono condotti a Crissolo e poi con un motofurgone verso Paesana ma al passaggio in Calcinere, il tenente Adami viene riconosciuto da un ex alpino passato ai partigiani. L’ufficiale, la cui triste fama è ben nota anche in valle Po, maltrattato e sbeffeggiato viene allora condotto a piedi in corteo sino a Paesana dove tutto il gruppo viene concentrato nelle scuole. La notizia della cattura si diffonde in un baleno e a Paesana giunge una grande folla, alcuni anche dalla valle Varaita che circondano la scuola urlando e chiedendo giustizia sommaria. Il comando di Brigata pensa di fucilare i prigionieri a Paesana ma l’intervento di Don Ghio convince il comandante “Santabarbara” a trasferirli a Saluzzo. Domenica 29 aprile, con la colonna partigiana della XV^ Brigata diretta a Saluzzo, i prigionieri vengono condotti in camion in città, a stento difesi dal linciaggio da parte della folla e imprigionati alla Castiglia. Riconosciuto colpevole di crimini di guerra, dopo un regolare processo davanti ad un tribunale popolare costituito dal comando della XI^ Divisione Garibaldi “Cuneo”, il tenente Adami viene fucilato con altri 4 membri della squadra antipartigiana il 3 maggio 1945 nel cortile della Caserma “M. Musso” da un plotone di esecuzione formato da partigiani. (Dalla testimonianza di Antonio Biglia, “Remo” vice-comandante della XV^ Brg. “Saluzzo” e Osvaldo Grechi Tenente della 7° Cp. del Btg. “Bassano” della Divisione Alpina “Monterosa”). Mentre tutta la valle è in festa per la liberazione i reparti partigiani sono impegnati nel controllo della colonna tedesca in ripiegamento. Il 29 aprile la brigata entra in Saluzzo per poi spostarsi nei pressi di Savigliano, dove un ultimo attacco alla retroguardia di una colonna tedesca conclude le operazioni. Amarezza suscita nei partigiani la comparsa improvvisa di tantissimi "ausiliari" e partigiani dell'ultima ora che sovente creano problemi di ordine pubblico tanto che il comando di divisione dovrà ordinarne il disarmo mantenendo operativi per il controllo del territorio i reparti organici che verranno smobilitati il 7 giugno concludendo venti mesi di resistenza durante i quali sono caduti in valle 72 partigiani.
 
 

Bibliografia minima

Don Giuseppe Ghio, Pagine memorande di storia 1943-44-45 - Tipografia Operaia - Saluzzo, 1949

Giuseppe Barbero,  Ventimesi, La guerra partigiana di Liberazione in Valle Po

Istituto superiore di cultura alpina - 2007

Giuseppe  Barbero

Ventimesi, La guerra partigiana di Liberazione tra Infernotto e Val Luserna Luoghi e memorie - isca - 2011

 

Onorificenze
Medaglia di bronzo al Merito Civile
«Piccolo centro occupato dall'esercito tedesco, partecipò con generoso slancio alla lotta di Liberazione e diede accoglienza a numerosi sfollati. Il paese subì furti, saccheggi e bombardamenti che provocarono alcune vittime e danni al patrimonio abitativo. Nobile esempio di spirito di sacrificio ed amor patrio.»
1943/1944 - Paesana (CN)
 
 
Monumenti e luoghi d'interesse
la chiesa parrocchiale di Santa Maria: eretta tra il 1767 e il 1783, sulla facciata presenta due statue in marmo (scuola lombarda del primo Cinquecento) raffiguranti il marchese di Saluzzo Ludovico II e un abate (forse l'abate di Staffarda). Lo stile barocco dell'interno e dell'esterno è impreziosito dagli affreschi del Borgna.
 
la chiesa parrocchiale di Santa Margherita, all'ingresso di Paesana: edificio rinnovato in stile barocco, conserva al suo interno notevoli stucchi del Beltramelli, statue in legno dorato, alcuni dipinti dell'Arnaud e un quadro del Borgna e del Giacone raffigurante il Battesimo di Gesù (1876).
 
il santuario di Madonna d'Oriente: già citato in documenti del 1386, si trova risalendo il vallone del Croesio, lungo il confine con Sanfront. Edificio in stile tardo-settecentesco dedicato all'Annunziata, la tradizione vuole che sia sorto in riconoscenza alla Vergine per aver salvato un bambino dallo straripamento del Croesio.
 
il Bric Lombatera, nella zona di Pian Muné: sono qui presenti numerose incisioni rupestri del tipo "a coppelle", probabile testimonianza di un antico luogo di culto.
 
Pian Muné: nata nel 1980, è la stazione sciistica più panoramica del saluzzese ed è posta a 1500 metri di altitudine. Mediante una seggiovia biposto si raggiungono i 1876 metri d'altitudine, mentre un lungo skilift permette di raggiungere il punto più alto della stazione, a 2070 metri d'altitudine.
 
 
 
 
 
Le frazioni
Ghisola: sulla strada che conduce a Crissolo. Conserva edifici dalle antiche forme rustiche, tra cui la casa a cinque arcate, detta "di re Desiderio". La tradizione, infatti, vuole che sia la casa dove il monarca si rifugiò per qualche tempo dopo la sconfitta da parte dei Franchi di Carlo Magno.
 
Calcinere: oltre Ghisola. L'ottocentesca chiesa parrocchiale di Sant'Antonio Abate è ornata da un portale rinascimentale e due sovrafinestre in marmo bianco locale ricavate da un'acquasantiera opera dello scultore Matteo Sanmicheli (prima metà del Cinquecento).
Le cave di marmo bianco di Calcinere, un tempo famose per aver fornito bellissimi marmi per Torino e per il Piemonte intero, furono chiuse nei primi dell'Ottocento, in quanto non erano più in grado di competere con quelle di Carrara.
 
Agliasco (m.970): seguendo una strada immersa nei castagneti, si possono ammirare superbi scorci del Monviso. La parrocchia di S.Giacomo, di antica origine, reca sulla facciata un affresco raffigurante S.Filippo e S.Giacomo.Alcune persone hanno domicilio qui,fra cui Daniele Groff.
 
Altre frazioni del comune di Paesana, di minor importanza, sono:
Battagli (1,15 km), Borghini (3,89 km), Bossa (2,15 km), Cantone (1,58 km), Cascina Erasca (1,29 km), Croce (2,08 km), Croesio (3,12 km), Erasca (1,00 km), Ferrere (3,52 km), Gari (4,49 km), Lucchi (4,22 km), Morena (2,39 km), Pamparini (3,56 km), Pertus (5,80 km), Piana (3,56 km), Raina (1,96 km), Rocciaia (3,35 km), Roe' (0,98 km), Ruata Bossa (1,18 km), San Lorenzo (3,80 km), Saretto (2,46 km).
 
 
 
Il numero in parentesi che segue ciascuna frazione indica la distanza dal comune.
 
   Il Territorio
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